
La città di Cadaqués torna a immergersi nelle immagini in movimento e nella fotografia grazie a InCadaqués, un concorso che porta le opere fuori dagli spazi espositivi tradizionali e le distribuisce in musei, gallerie e spazi all'aperto. 28 mostre, 40 artisti e presenze da 20 paesi, questa edizione presenta un programma di ampio respiro che si estende per diciotto giorni e rimane in cartellone fino al Ottobre 26.
Tra gli assi più suggestivi spicca la figura di Man Ray, il cui rapporto con l'Empordà e Salvador Dalà viene reinterpretato attraverso una mostra nella giardini della Casa-Museo Dalà a PortlligatLa proposta, lungi dalla nostalgia, contestualizza la sua eredità in dialogo con le pratiche contemporanee e con il paesaggio onnipresente di Cadaqués.
Man Ray e l'impronta surrealista nell'EmpordĆ

Il legame di Man Ray con questa costa ebbe inizio negli anni '30, quando Marcel Duchamp lo invitò a scoprire CadaquĆ©s nel 1933. Quel viaggio diede vita a una serie di immagini di case moderniste che illustrarono un articolo di Salvador DalĆ sulla rivista Minotauro, e aprƬ un filo emotivo che portò il fotografo a trascorrere l'estate nella zona tra il 1958 e il 1968. Ora in chiave storica, il suo nome riappare ora a InCadaquĆ©s con un'installazione a Portlligat che ricorda le successive collaborazioni con DalĆ, come la scultura in gesso dipinto Ritratto di Joella, e che sottolinea come il surrealismo continui a battere sul territorio.
Programmazione, sedi e figure chiave

Il percorso di quest'anno ĆØ suddiviso in Casinò, la Museo CadaquĆ©s, il Chiesa di Santa Maria, il Galleria CadaquĆ©s, la Teatro d'arte e gioielli e altri siti della cittĆ , cosƬ come i giardini della Casa DalĆ. Oltre alle mostre, il concorso include anche Vernissage, workshop, masterclass e proiezioni, rafforzando il suo carattere di punto di incontro tra professionisti e pubblico.
Nell'aspetto autoriale, il lavoro di Txema YesteRinomato per la sua maestria nella luce, presenta al Casinò circa 40 opere mai viste prima in Spagna. La mostra si concentra sul suo modo di creare atmosfere e su come il suo linguaggio visivo interagisce con lo spazio espositivo.
Il Museo di CadaquƩs ospita Colita. Ritratti divini, una rivisitazione dello sguardo acuto e umano del fotografo barcellonese, mentre l'artista australiano Lisa Sorgini condivide In-passing, una serie intessuta di echi intimi della nascita del suo primo figlio e della perdita della madre, dove l'immagine diventa un territorio di transito.
Completa la mappa con la proposta franco-americana Maya Mercer alla Galleria CadaquƩs. La sua serie Cult ricostruisce cinematograficamente le vite di adolescenti segnate dall'emarginazione e dall'ombra della crisi degli oppioidi, una narrazione visiva che sfida senza cadere nel sensazionalismo.
Prospettive documentarie e autoriali

La sezione documentaria aggiunge strati con l'italiano Valentina Sinis e il suo progetto "Were Afghan Women to Unveil Their Tales", ospitato presso la chiesa di St. Mary. L'autrice ritrae gesti quotidiani di resistenza delle donne afghane che lavorano, camminano, si organizzano, proponendo una lettura dal basso della vita quotidiana.
Nel Teatro d'arte e gioielli, Eduardo Soteras Jalil presenta Gaza modo de emploi, una sorta di archeologia visiva che si concentra sui dettagli del luogo comune per prendere le distanze dal rumore mediatico. Il risultato è una cartografia del vita quotidiana a Gaza che evita l'immagine iconica e si concentra su ciò che resta.
Il monte stipendi è ampliato con quello ucraino Hanna Lautréamont, le cui opere attingono all'immaginario surrealista all'Espai Cristina, e con Ayline Olukman, che mescola copie fotografiche e interventi pittorici per mettere in discussione i limiti tra supporto e opera.
Residenze e nuovi talenti

Le residenze creative del festival prendono forma in Tutti i luoghi e i luoghi intermedi, di Antoine de Winter, presso la Galleria Patrick J. Domken; nel progetto di Chloe Harent presso la Galleria Santa Rita; e nell'intervento di Julien Mignot nell'atrio della Chiesa di Santa Maria. Queste proposte dimostrano come il territorio funzioni come laboratorio per processi lunghi e tranquilli.
Inoltre, la chiamata aperta mantiene la porta aperta a nuovi talenti, alimentando un programma in cui convivono generazioni ed estetiche. Lo scambio con il pubblico ĆØ rafforzato con vernissage e formazione, pezzi chiave che consentono agli autori di presentare il proprio lavoro e generare conversazioni utili attorno alle immagini.
Arte in mare e vita nel villaggio

Un segno distintivo di InCadaqués è il mostre subacquee nella baia: quest'anno partecipano Txema Yeste, l'autore cinese Jinyong Lian y JA Young, vincitore dell'Open Doors Photo Prize 2025. L'immersione offre un'esperienza in cui arte e ambiente marino si intrecciano e ampliano l'idea di uno spazio espositivo.
Per diciotto giorni, la gente, dal eremo di Sant Baldiri al Porto di Algheroāospita immagini su facciate, giardini e stanze, con attivitĆ anche nel Casinò, teatro e museoSono presenti ritratti, paesaggi, moda, documentari e collage, una gamma che invita a una lettura plurale della fotografia senza perdere di vista il contesto locale.
Promosso nove anni fa da Valmont Achalme, Olivia Seigneurgens, Fabienne Baradat, Lorelei Buser Serum y Marc Gehring, il festival mantiene la sua atmosfera amichevole: gli stessi fotografi sono spesso presenti e collezionisti, galleristi e curiosi si mescolano tra portfolio, libri e opere originali, mantenendo quell'equilibrio tra tradizione e innovazione che definisce InCadaquƩs.
Con un piede nella memoria surrealista e l'altro nelle pratiche contemporanee, InCadaquƩs articola 28 mostre distribuite in sedi chiave, con progetti che spaziano dall'intimo al sociale e formati che includono installazioni subacquee. L'evento, aperto fino al Ottobre 26, consolida CadaquƩs come un'enclave in cui la fotografia viene vissuta al plurale: in camera, in strada e anche, perchƩ no, sott'acqua.